14/1/2020 – Si sono concluse ieri le attività di indagine nell’ambito dell’inchiesta ‘Angeli e Demoni’, sul sistema di presunti affidi illeciti nei comuni della Val d’Enza: il cosiddetto “sistema Bibbiano”, al centro dello scandalo esploso il 27 giugno scorso, a seguito di mesi e mesi di indagini dei Carabinieri di Reggio Emilia coordinate dal sostituto procuratore Valentina Salvi. Scandalo che ha avuto subito risonanza internazionale, anche per le sue implicazioni politiche.
Questa mattina è stato notificato un avviso di conclusione indagini a tutti i 26 indagati e loro difensori da parte del Nucleo Investigativo Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia. Notifica che, di prassi, prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.
L’annuncio è arrivato con una nota del procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini. I capi d’imputazione salgono nel complesso a 108, rispetto ai 102 originari: dall’abuso d’uffiio al falso ideologico, dai maltrattamenti in famiglia alle lesioni personali gravissime e alla violenza privata, dalla frode processuole al depistaggio alla rivelazione di segreti di un procedimento penale, sino alla tentata estorsione e alla truffa aggravata.
Insomma, quello di Bibbiano non era semplice “raffreddore”, come aveva detto con una battuta infelice il consulente dalla Giunta regionale Giuliano Limonta di fronte alla commissione d’inchiesta, e nemmeno una bolla mediatica destinata a sgonfiarsi, come hanno cercato di accreditare il Pd e i media ad esso apparentati. L’impianto accusatorio iniziale ha trovato ampia conferma dopo sei mesi di istruttoria e ulteriori indagini.
Ma veniamo alla nota del procuratore di Reggio Emilia. “E’ stata stralciata la posizione di quattro indagati, per uno dei quali è già stata avanzata ed accolta richiesta di archiviazione – scrive Mescolini – Sono stati contestati tutti i capi di imputazione, numerosi dei quali ulteriormente integrati nella descrizione del fatto, in relazione ai quali il Gip aveva emesso la misura cautelare del 27 giugno 2019”, insieme “a quelli per i quali, anche successivamente a tale data, è stata emessa in tre occasioni” misura interdittiva.
Le posizioni stralciate riguardano il direttore dell’Ausl reggiana, Fausto Nicolini, l’addetta stampa dell’azienda sanitaria locale Federica Gazzotti, l’ex sindaco di Cavriago nonchè già presidente dell’Unione Val d’Enza Paolo Burani e l’avvocato Marco Scarpati . Nicolini, Burani e Gazzotti non andranno a processo per l’inchiesta sullo scandalo Angeli e Demoni, e seguiranno un procedimento diverso ‘Angeli e Demoni. Per l’avvocato Marco Scarpati è stata già avanzata e accolta la richiesta di archiviazione.
Nel complesso i capi d’imputazione sono 108, rispetto ai 102 inizialmente contestati. Uno degli indagati ha chiesto il patteggiamento della pena.
Scrive il procuratore: “Il titolare dell’indagine ha, al momento, prestato consenso alla richiesta di patteggiamento avanzata da uno degli
indagati per cui è fissata udienza davanti al Gip il 27 gennaio 2020″. Inoltre “risultano al momento ancora sottoposti a misura cautelare (non custodiale e/o interdittiva) tre indagati”.
“Rispetto ai 102 capi di imputazione inizialmente contestati, si è
proceduto all’avviso di conclusione indagini in ordine a 108 capi di
imputazione, a vario titolo contestati agli indagati in ordine ai
reati di cui agli articoli 314/2° comma c.p. (peculato d’uso), 323
c.p. (abuso d’ufficio), 336 c.p. (violenza o minaccia a un pubblico
ufficiale), 373 c.p. (falsa perizia anche attraverso l’altrui inganno
ex art. 48 c.p.), 374 c.p. (frode processuale), 375 c.p. (depistaggio
o frode in processo penale), 379 bis c.p. (rivelazione di segreti
inerenti a un procedimento penale), 479 c.p.(falso ideologico in atto
pubblico anche attraverso l’altrui inganno ex art. 48 c.p.), 572 c.p.
(maltrattamenti in famiglia), 582-583 c.p. (lesioni dolose
gravissime), 610 c.p. (violenza privata), 56-629 c.p. (tentata
estorsione), 640 bis c.p. (truffa aggravata per il conseguimento di
erogazioni pubbliche)”.
“La massiccia attività istruttoria svolta successivamente all’esecuzione della misura cautelare – osservaancora Mescolini – attraverso
l’escussione di ulteriori persone informate sui fatti, le nuove
consulenze tecniche svolte, gli interrogatori resi da alcuni degli
indagati, appositamente corroborati da mirati riscontri, e non da
ultimo l’analisi del materiale informatico e documentale in sequestro
anche a seguito di alcune udienze davanti al Gip ed in contraddittorio
tra le parti (in sede di richiesta di dissequestro e/o di esecuzione
di copie forensi del contenuto del materiale informatico in sequestro
anche in incidente probatorio) ha consentito non solo di confermare le ipotesi accusatorie già riconosciute dal Gip in fase cautelare“, ma “di integrare il quadro probatorio in relazione a talune non riconosciute dal Gip stesso in fase di emissione misura ed anche di individuare nuove fattispecie”.
“Si apre ora una fase in contraddittorio con gli indagati e loro
difensori che potranno esercitare i diritti previsti dall’articolo 415
bis cpp nel termine di 20 giorni”, conclude il procuratore aggiungendo
che “terminata questa fase il titolare dell’indagine, valutati gli
eventuali elementi nuovi, deciderà la propria posizione in relazione
alla richiesta di rinvio a giudizio“.
Mario Guidetti - portavoce tavolo Hemingway
14/01/2020 alle 22:18
Capi di imputazione che “graffiano” l’anima – garantisti qual siamo e rispettosi del dettato giuridico che per l’imputato vale “la presunzione di innocenza”, attendiamo ora l’esito del processo.
cittadino
17/01/2020 alle 03:29
Lettera ad un’amica
Carissima, ecco perché non posso accettare la tua scelta, anche se i ci fossero pochissimi ( mi auguro!)casi . Né è possibile tollerare chi ha qualsiasi responsabilità al riguardo, compreso chi, anche se per leggerezza, per superficialità o burocratese, ha avvallato tali situazioni. Grazie al procuratore del tribunale reggiano che ha sollevato il problema!Purtroppo in Emilia ed in molte altri parti d’Italia il fenomeno era in essere da tempo e le tragedie molteplici, con conseguenze drammatiche ed inimmaginabili. Tra l’altro sembra di essere in presenza di una diabolica rete, non indenne dallo stimolo per lucrare anche denaro, posseduta dalla convinzione satanica ( è pazzia!) di voler salvare l’umanità aggredita da ogni parte dal sesso! Ma gli organi di giustizia dov’erano ? Oppure le semplici scartoffie, più o meno in qualche caso predisposte ad arte, hanno prevalso sul lume della ragione? Anche per questi, nel caso di specie, non esistono scusanti . Tutti devono pagare. Il caso è troppo grave.