23/1/2018 – Fucile puntato degli avvocati sui giornalisti, in particolare i giornalisti che trattano il processo Aemilia in corso a Reggio? Sembrerebbe di sì, a giudicare da una iniziativa senza precedenti della Camera Penale di Modena per monitorare l’attività dei cronisti.
In un documento dai toni preoccupati, l’Aser e l’Ordine dei giornalisti parlano di “iniziativa dal sapore intimidatorio”. Così i giornalisti, già tenuti sotto tiro dalla politica e dalle amministrazioni (e spesso propri attraverso gli avvocati, quando si tratta di cause milionarie o di querele) ora devono vedersela direttamente anche con i “principi del foro” in quanto categoria. Vale la pena ricordare che solo pochi giorni fa il pentito Vincenzo Marino ha rivelato che anni addietro i maggiorenti della ndrangheta si riunirono in un capannone di Gualtieri e lì decisero di far fuori un giornalista che dava noia agli affari di uno di loro. Il delitto fortunatamente, non avvenne. Ma nessuno si è sentito in dovere di pronunciare una parola almeno di preoccupazione.
Vincenzo Marino, il pentito che ha rivelato il progetto della ndrangheta reggiana di uccidere un giornalista
Scrivono l’associazione giornalisti dell’Emilia-Romagna e l’Ordine dei Giornalisti in un documento congiunto: “Apprendiamo con grande sconcerto e preoccupazione dell’iniziativa intrapresa dalla Camera Penale di Modena di istituire un osservatorio per monitorare l’attività dei media locali sui temi di cronaca e politica giudiziaria sostenendo che l’analogo Osservatorio nazionale dell’Unione delle Camere Penali, dopo un’approfondita indagine, è giunto alla conclusione che spesso l’informazione “diventa strumento dell’accusa per ottenere consensi e così inevitabilmente condizionare l’opinione pubblica e di conseguenza il giudicante””.
Il documento sottolinea che “la Camera Penale di Modena fa esplicitamente riferimento al processo Aemilia, in corso da oltre un anno a Reggio Emilia, che per la prima volta ha alzato il velo sulle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna, per decenni sottovalutate. E lo fa proprio in concomitanza con un’udienza dello stesso processo in cui un pentito ha rivelato che, tra i progetti degli ‘ndranghetisti in Emilia, c’era anche quello di uccidere un giornalista scomodo. Notizia che pare non aver toccato in maniera altrettanto significativa la sensibilità degli avvocati.
Non è la prima volta che il Sindacato e l’Ordine dei giornalisti sono costretti a occuparsi di intimidazioni, esplicite o velate, fatte a chi si occupa di informare i cittadini sul processo Aemilia. Ricordiamo le minacce in aula ai cronisti reggiani, le richieste dei legali degli imputati di celebrare il processo a porte chiuse, le proteste contro i giornalisti già manifestate da alcuni difensori alle Camere Penali di competenza.
Associazione Stampa dell’Emilia-Romagna (Aser) e Federazione nazionale della Stampa (Fnsi), in accordo con l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna e con l’Ordine dei giornalisti nazionale, esprimono grande preoccupazione di fronte a un’iniziativa che pare avere sapore intimidatorio. Gli eventuali comportamenti scorretti dei giornalisti sono di competenza del Consiglio di disciplina dell’Odg, al quale qualunque cittadino può rivolgersi per segnalarli”.
E aggiungono: “Riteniamo grave e inquietante che i media debbano essere messi sotto osservazione da un organismo composto solo da avvocati e non da tutte le altre parti chiamate in causa dalla decisione della Camera Penale di Modena. Altrettanto grave e intollerabile riteniamo l’affermazione che i media vengano strumentalizzati dall’ufficio del pubblico ministero e condizionino l’imparzialità dei giudici.
Più che di osservatori su chi racconta e su come vengono svelati fatti criminosi sottaciuti per anni in Emilia-Romagna, sarebbe forse opportuno dotarsi di strumenti per mettere immediatamente a fuoco, se non per prevenire, tali delitti.
Il dovere della verità.
Noi non vogliamo dimenticare Giuseppe Fava, Carlo Casalegno, Ilaria Alpi, Giancarlo Siani, Walter Tobagi ed i tanti, tantissimi gli altri giornalisti che sono stati assassinati per avere svolto la professione con onore, rispettando cioè il dovere della verità.
La mafia e ‘drangheta si possono sconfiggere. La società ha gli anticorpi per sconfiggerla. Lo potremo fare se tutti, forze politiche, i nostri Sindaci, le Forze dell’Ordine (alle quali va tutta la nostra gratitudine), la Magistratura sapranno, come è stato dimostrato, essere uniti. Potremo sconfiggerli con una stampa libera, non in “libertà vigilata né (pur legittimamente) sotto osservazione>
Rosa camuna
24/01/2018 alle 10:09
Confido che tutti, e ripeto tutti, e soprattutto gli avvocati di professione candidati alle prossime elezioni prendano le distanze da questa non tanto velata minaccia verso la libertà di stampa.
… è un altro segnale del declino della società, della libertà di espressione e di un chiaro segnale di supporto a beneficio dei delinquenti.